Il libro è, di solito, un discorso che l’autore suggerisce al lettore. Quando questi da uditore semplice si fa ascoltatore puro, il discorso diventa un colloquio tra autore e lettore. Quest’ultimo allora interviene restituendo al primo quesiti e risposte che convergono sugli enunciati di quello e ne trasformano i suggerimenti in ‘parole’, in termini di confronto tra loro due. E’ normale che, per effetto di questa metamorfosi dialettica, il libro venga chiamato ‘parlante’. Ma altrettanto (e a volte più) normativo è il libro chiamato ‘silenzioso’ – àneu phonès –, in cui tanto l’autore quanto il lettore stanno in silenzio tra di loro e parlano, di fronte al libro e con la sua mediazione, solo con sé stessi. A questo genere di liber mutus appartiene IN EXCELSIS. I VALICHI DEL CIELO di Nicolaj K. Roerich. Un libro di superbia contemplativa, in cui, alla fonte, le linee e i colori si sostituiscono ai suoni (ne rimangono, alla fine, gli echi, affidati ai titoli dei dipinti di Roerich) per ricomporsi nella cassa armonica della visione e nella cassa di risonanza dell’anima – che per quest’ultima, considerato che è improduttiva, vale pure da cassa integrazione.
1 aprile 2011