Professor Pacilio, Giovanni Preziosi ha anticipato lo stile di alcuni dei giornalisti più famosi: il giornalismo di denuncia; ma cosa denunciava Preziosi nel testo di cui, per la sua cura, le Edizioni di Ar hanno pubblicato una preziosa ristampa, La Germania alla conquista dell’Italia?
Giovanni Preziosi, fino agli ultimi anni della sua vita, rimase convinto che il dovere del giornalista fosse quello di svelare i retroscena della politica e dell’economia, di denunciare gli interessi individuali ed economici con cui si ottenevano fortune e si costruivano carriere politiche. In particolare, allo scoppio della prima guerra mondiale, nel 1915, decise di denunciare, con vigore, il pericolo della penetrazione tedesca nelle attività bancarie e industriali italiane. Preziosi riuscì ad analizzare, in quest’opera, gli eventi e i personaggi che legavano la Banca Commerciale Italiana alla finanza tedesca.
Ci sono nessi nella tesi che Preziosi sostiene nel libro La Germania alla conquista dell’Italia che lo rendono una lettura utile anche per valutare la situazione economico-politica attuale, o il richiamo avviene solo a causa del titolo del libro?
L’attuale situazione economica è data dalla risultante delle forze che, dal 1915, hanno operato percorrendo la strada che già Bismarck aveva tracciato. La Germania, con l’Inghilterra e la Francia, era diventata, all’epoca in cui scrive Preziosi, una potenza temibile nella finanza internazionale, ma non aveva uno strumento indispensabile per trattare il commercio estero: le mancava una grande banca. La Banca Commerciale Italiana, in quegli anni, non era neutrale, ma era lo strumento che serviva alla Germania per imporre la sua egemonia. Nel 1915, l’Italia, per le condizioni in cui si trovava, si collocava in una posizione periferica, e alla Germania spettava il ruolo centrale. Non è difficile vedere che, in questi ultimi anni, la Germania è riuscita a far accettare le sue regole per raggiungere e conservare il suo ruolo egemone in Europa, riducendo l’Italia a sua colonia.
Perché l’aggiunta del sottotitolo ‘La finanza errante’?
Perché il sistema finanziario – come lo descrive Preziosi e da quello che emerge dall’attuale quadro politico – non è parte del sistema economico di uno Stato, ma è un’entità sovranazionale, con interessi che, naturalmente, non coincidono con quelli nazionali, oppure vi coincidono in maniera solo “casuale”. La finanza non è finanza tedesca, italiana, inglese o francese, ma può essere meglio definita con l’aggettivo “errante”, in quanto guidata unicamente dal fine ultimo di aumentare il denaro nelle mani di chi si trova ai vertici di questo sistema di potere, andando, così, palesemente contro gli interessi del popolo. Come ogni organismo parassitario, la finanza possiede anche la caratteristica di adattarsi al contesto in cui si trova. All’epoca di Preziosi, in Germania divenne pangermanista, in Francia pacifista, in Italia neutralista, offrendo il suo sostegno ad ogni personaggio o movimento che si fosse accordato ai suoi scopi.
Professor Pacilio, nel 2005 le Edizioni di Ar hanno pubblicato un ponderoso volume che raccoglie tutti gli scritti di Julius Evola apparsi su “La Vita Italiana”, il mensile di Giovanni Preziosi. Lei ritiene che sia esatto affermare che Evola abbia sostenuto l’azione politica sviluppata da Preziosi?
La lunga collaborazione di Evola alla rivista di Preziosi (dal 1931 al 1943) si fondava su una perfetta organicità e complementarietà di idee tra i due. Come ho scritto nel saggio introduttivo alla raccolta, Evola diede un contributo costante alla rivista di Preziosi, talvolta scrivendo anche due saggi per uno stesso numero del periodico. Preziosi, del resto, appoggiava pienamente le tesi di Evola sul “razzismo totalitario”, che costituivano, per espressa dichiarazione del giornalista irpino, la posizione ufficiale de “La Vita Italiana”. Infine occorre sottolineare un aspetto: tra le pagine de La Germania alla conquista dell’Italia vi sono diversi riferimenti alla “non consapevolezza dell’agire” e all’esistenza di una “regia occulta” dietro le manovre finanziarie di quegli anni. Anche Evola sostenne questa ricerca di un centro decisionale concreto e, per questo, nella prefazione all’edizione italiana dei Protocolli dei savi di Sion, curata da Preziosi, dichiara che non ha importanza la non attendibilità storica dell’opuscolo, in quanto l’elemento più importante è la veridicità, la capacità di rappresentare sinteticamente le dinamiche del potere nella società contemporanea.
(a cura di Pietro Carini)
24/09/2013