Furono la magnanimità di Diocleziano, la sua fermezza nel considerare la dignità imperiale più un ufficio da adempiere, una disciplina da praticare in stile castrense che un privilegio da conservare in abito cortigiano, le sue cure attente per gli studi giuridici, storici, retorici, la sua decisione ‘campale’ nel dominio militare, architettonico, finanziario, a permettergli di restaurare la securitas, la pax: la felicitas dell’Impero. Dopo di lui, per le terre pagane di Roma, bonificate e redente dal pastore cristiano, nessun capo glorioso – sopra le terre, negli spazi del cielo, sola, la meteora di Giuliano il Grande.